GYANJIKHANG PEAK – Manca poco alla partenza!

Gyanjikhang Peak. Un nome impronunciabile, per un sogno possibile: scalare un settemila mai scalato da alpinisti italiani.
Per me è una nuova meta, come lo sono state altre in passato. Ma stavolta non sarò solo: accompagnerò in questa avventura Giorgio che, nel suo progetto di scalare un settemila, ha accettato la sfida di tentarne uno completamente nuovo per entrambi.
Ho passato mesi a studiare la salita sulla carta, ad immaginare come potrà essere questa lunga cresta, ad organizzare il materiale e pianificare i giorni di acclimatamento, fino alla salita finale.
Ed accarezzare, insieme a Giorgio, il sogno di una vetta spettacolare, primi italiani.
Questa nuova esperienza himalayana sarà un vero e proprio viaggio esplorativo: ho studiato in dettaglio il programma della spedizione, ho pensato ed immaginato la salita insieme a GIorgio, ho pianificato tutto nei minimi dettagli, affidandomi all’esperienza maturata in questi anni ed anche ad una buona dose di intuito.
Per scaricare la tensione prima della partenza e passare una notte in quota, abbiamo deciso di trascorrere due giorni sul Bianco.In questo periodo girano pochi alpinisti, il rifugio è semivuoto e la sensazione di avere il Bianco tutto per noi è stata davvero impagabile.
Il primo giorno abbiamo raggiunto il Cosmiques dal Torino in poco più di 2 ore. La traversata è stata davvero divertente, con passaggi spettacolari su ponti di neve e tra i crepacci, tutti molto aperti per via della stagione particolarmente calda e secca. Abbiamo passato il pomeriggio in rifugio a ripassare il programma del Gyanjikhang e rivedere tutto il materiale da portare via. 
Il giorno dopo, sveglia alle 4 e 30. Usciti dal rifugio alle 5,40 e ci siamo trovati a dover affrontare un tempo decisamente brutto, contrariamente alle previsioni. Abbiamo quindi deciso di fare una salita classica sulla nord del Triangle du Tacul, in modo da raggiungere 4235 metri della cima, per fare un po’ di quota.
A causa del vento forte e della scarsa visibilità, una volta fuori dalle difficoltà , abbiamo preferito calarci dalla via di salita in corda doppia. Pur non avendo fatto cima la salita si è rivelata molto divertente, resa ancora più interessante dalle condizioni particolarmente secche e dalla presenza di passaggi più belli ed impegnativi del solito ghiaccio misto.
Scesi alla base della via, siamo rientrati al Torino battendo traccia, dato che il vento e la bufera hanno cancellato i segni del passaggio.
Mancano pochi giorni alla partenza: domenica 1 ottobre saremo sul volo per Kathmandu.
Noi siamo pronti!

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