EVEREST EXPEDITION 2017 – Aggiornamento.

Come molti di voi sanno, in queste settimane è in corso la spedizione all’Everest. Questi sono giorni molto importanti ai fini della salita, ripartiti tra acclimatamento, riposo e messa a punto della strategia per la vetta, le cui dinamiche dipendono da molteplici fattori, prima tra tutti la condizione del meteo.
Dopo aver percorso il trekking lungo la valle del Khumbu, il team di alpinisti italiani ha raggiunto il campo base dell’Everest, a quota 5300 metri. Dopo un paio di giorni di riposo e dopo aver sistemato il grosso del materiale nelle loro tende personali, sono partiti con Mingma Temba Sherpa, uno dei Sirdar della spedizione per salire il Lobuche East (6145 metri), importante ai fini dell’acclimatamento. Mingma ha all’attivo oltre 10 salite sull’Everest sia dal Nepal che dal Tibet, 5 salite sul Cho Oyu, 3 sullo Shishapangma oltre a diverse salite sul Manaslu, Baruntse, Ama Dablam e numerose cime di 6000 metri.
Nei giorni successivi, come da programma, i tre alpinisti hanno conosciuto i componenti del gruppo internazionale di cui sono parte: 15 alpinisti in totale, provenienti da diversi paesi del mondo, con i quali i nostri condivideranno la salita. Tutti sono seguiti e supportati da un team di sherpa, portatori, cuochi ed altri membri dello staff: 19 Sherpa per 15 alpinisti, 3 tende mensa, tenda bagno, tenda doccia e tenda medica con un medico gratuito al loro servizio. Una nota importante ai fini della salita: lo Sherpa personale verra’ affidato a ciascun alpinista nella salita finale alla cima, dal Sirdar.
Ben presto gli alpinisti hanno dovuto affrontare l’ice fall: gli Sherpa hanno organizzato una giornata di training per consentire a tutti di familiarizzare con l’attraversamento delle lunghe scale metalliche sospese sui crepacci, la risalita sulle fisse con la jumar ed un po’ di allenamento scalando delle paretine di ghiaccio.
Il 19 aprile il gruppo internazionale con il Sirdar Mingma Tenji Sherpa (cv: 5 volte sulla cima dell’Everest, 2 volte sul K2 e G2; 2 volte sul Dhaulagiri; Lhotse,  2 volte sul Baruntse , 3 volte sul Manaslu, 5 volte sull’Ama Dablam, 2 volte sull’Himlung) hanno attraversato per la prima volta l’ice fall, arrivando fino a quota 5750 metri, per poi fare rientro al base.
Come da programma, dopo qualche giorno, il gruppo è ripartito per i campi alti, dove nel frattempo sono state allestite le corde fisse e le tende per gli alpinisti, oltre alla tenda con cucina (con cuoco impegnato nella preparazione dei pasti) ed ulteriori tende al campo 2. 
Una nota importante: ai fini di ottimizzare spostamenti e garantire agli alpinisti più comfort possibile, è stata predisposta al campo1 una tenda-cucina. In questo modo agli alpinisti sono garantiti i tre pasti quotidiani durante la loro sosta al c1.
Il programma di acclimamento prevede la salita al campo1 con pernottamento di 2 notti e la salita al campo 2 con pernottamento di 3 notti, con una puntata al campo 3. Quest’ultima, a causa del brutto tempo e di venti molto forti, non è stata effettuata: il Sirdar ha ritenuto opportuno rientrare.
Una nota sull’acclimatamento, sul quale vi sono diverse teorie. In questo caso, lo staff ha deciso di non far pernottare gli alpinisti al campo 3 per 2 motivi: il primo dovuto al meteo avverso e il secondo per preservare gli alpinisti in forze, dato che una o più notti al campo 3 delibiterebbero troppo il fisico, impedendo di recuperare sufficientemente le forze per la salita finale. In questo modo il percorso di acclimatamento risulta completato, ma senza minare le buone condizioni fisiche di tutti.
Personalmente, considerata la mia esperienza ma soprattutto quella di Sherpa che vantano decine di ascensioni all’Everest, sono totalmente in accordo con questa decisione.
Ora il gruppo è al campo base, in attesa che gli Sherpa terminino di sistemare le corde fisse nell’ultima parte di salita. Ad oggi, a causa dei forti venti  che soffiano oltre gli 8000 metri, occorrerà attendere ancora qualche giorno prima di salire.
Un’ultima nota, utile per comprendere meglio com’è organizzata l’intera spedizione: gli alpinisti partiti dall’Italia e quelli facenti parte della spedizione internazionale, hanno scelto tutti l’opzione full service. Ciò significa che usufruiscono dei servizi completi di supporto e sostegno, dal campo base fino alla (auguriamo a tutti loro) salita sul tetto del mondo. Va da sé che anche le decisioni prese dal team di Sherpa devono essere rispettate, in quanto sono figlie di precise analisi e strategie mirate.
Ai nostri alpinisti auguro il meglio da questa spedizione e il coronamento del loro sogno.
Luca Montanari

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